Notiziario dell'Olivicoltore n°2 del 11 Giugno 2020

I TRATTAMENTI DA EFFETTUARE DOPO LE GRANDINATE- NOTIZIARIO DELL’OLIVICOLTORE n°2-2020 del 11 giugno 2020

Nel precedente bollettino avevamo accennato ad una annata favorevole per la fioritura degli olivi e di tale previsione ne abbiamo potuta avere conferma nelle settimane scorse, allorquando i fiori si sono aperti completamente “imbiancando” gli olivi. Nel notiziario n. 1 era stato fatto anche riferimento alla scarsità di piogge di questa primavera, situazione ora recuperata con le precipitazioni di quest’ultime settimane. Purtroppo, insieme all’acqua, in diverse zone dell’Umbria e del centro Italia, è caduta anche la grandine. Come di solito, la grandine si abbatte su alcune fasce in maniera intensa, mentre in altre poco distanti può essere più leggera od anche, per fortuna, assente. Questa caratteristica a macchia di leopardo si è confermata nella grandinata dell’altro ieri, pertanto ciascun proprietario di olivi deve controllare attentamente le proprie piante per valutare l’eventuale presenza e l’intensità del danno subito.

Nel caso in cui si notino abbondanza di foglie recentemente cadute a terra e segni di ferite soprattutto sui rametti più giovani, si consiglia di intervenire immediatamente con un trattamento a base di IDROSSIDO DI RAME. Si tratta di una formulazione, che a differenza delle altre tipologie di prodotti rameici, ha un effetto immediato sulle ferite impedendo l’ingresso di patogeni. Costituisce pertanto un’efficace prevenzione nei confronti della “rogna dell’olivo” che potrebbe svilupparsi penetrando dalle micro ferite causate dalla grandine. Bisogna soprattutto agire in fretta perché non avrebbe senso “disinfettare” dopo che la lesione ha iniziato a rimarginarsi.

In questo periodo c’è anche la presenza di olive appena allegate e questa potrebbe essere una preoccupazione nell’utilizzo del rame. Infatti la letteratura ci dice che i trattamenti, effettuati prima che le drupe abbiano raggiunto la dimensione di un acino di pepe, potrebbero indurirne il picciolo rendendolo più sensibile alla cascola causata da forti venti. E’ evidente che si tratta di scegliere tra una probabilità di perdere una piccola percentuale di olive per quest’anno, rispetto all’elevato rischio di veder apparire la rogna nel prossimo anno, avendo poi poche probabilità successive di debellarla. Il consiglio, come è evidente da quanto detto sopra, è quello di trattare prima possibile, magari utilizzando dosaggi di idrossido di rame riferiti al livello più basso che troverete in etichetta per la coltura dell’olivo.

Tralasciando le indicazioni per la grandine, si deve tener conto che anche i continui temporali pomeridiani di queste settimane potrebbero aver favorito l’insediamento di Spilocaea oleaginea, meglio conosciuto come “occhio di pavone”. Il trattamento a base di rame indicato per la grandine avrà un buon effetto preventivo anche per questo fungo. Nel caso in cui la presenza dell’occhio di pavone avesse raggiunto livelli preoccupanti, con più del 30% di foglie attaccate, dovrà essere valutato un intervento con un fungicida curativo come ad esempio la Dodina. E’ evidente che il consiglio non può essere riferito alle Aziende biologiche. Ricordiamo che le condizioni a favore dello sviluppo dell’occhio di pavone si presentano ogni qualvolta le foglie dell’olivo restano bagnate di continuo per almeno uno o più giorni e le temperature rimangono, nello stesso periodo, almeno intorno ai 18-20°C.

Gli eventuali danni potrebbero manifestarsi soltanto nei prossimi mesi. Le varie cultivar di olivo hanno resistenze più o meno marcate alla patologia. Di seguito si elencano, in ordine decrescente di sensibilità, alcune di quelle più diffuse in Umbria: Moraiolo, Nostrale di Rigali, Frantoio, Leccino, Dolce Agogia. Per verificare la presenza dell’occhio di pavone, oltre ad un esame a vista, potrebbe essere necessario eseguire dei saggi di “diagnosi precoce” del patogeno.

Si tratta di raccogliere alcune decine di foglie, apparentemente sane, da prelevare a varie altezze tutt’intorno alla chioma, immergendole poi, per pochi minuti (circa 3) in una soluzione di soda caustica al 5%. Quest’ultima, reagendo con i fenoli della foglia, dà origine ad un imbrunimento della lamina, di forma più o meno circolare, sul punto dove il fungo si è insediato. Si potrà così conoscere in anticipo la presenza dell’infezione che, a causa del suo lungo periodo d'incubazione, si renderebbe altrimenti manifesta soltanto nei mesi successivi. La diagnosi precoce ci consente di intervenire in maniera appropriata scegliendo la prevenzione con il rame (quando gli attacchi hanno carattere limitato) oppure l’intervento curativo con la Dodina (quando le foglie infette superano il 30%).

Agr. Moreno Moraldi
Un augurio di buon lavoro a tutti gli olivicoltori.

Agr. Moreno Moraldi
Studio di consulenza “ProVerde”

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Aggiornato al 31/12/2014

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